

LIBERATO – LA MIA MUSA
DAVDESAIN non tradisce le sue origini campane, la disperazione, la resilienza, la rabbia e pure la luce e la grazia divina che hanno inondato di bellezza questa regione. Questo è un memento, un invito, un ringraziamento a come tutto questo tumulto creativo delle volte prenda delle direzioni magicamente inattese grazie alla potenza neuroplastica. di questo moderno cantore in maschera.
Si, ho bisogno di Liberato prima dei miei trip disconessi fra le forme e le funzioni della fisica, ho necessità di deliri elettronici e delle ballate, l’avvolgente sensazione di perso e melanconico, di dolore che non si rimargina. Liberato, fotografia sonora di uno smarrimento perenne e contenuto che ritrova nel perimetro della suo mistero una vitalità , quella che tutto il mondo moderno ha perso, diluito e dimenticato.
Ricordarsi dell’ inimmaginabile potere del possibile, addolorarsi per cio’ che la mente fatica a ritenere e che il cuore non sa far fuggire; sono vibrazioni quelle della musica che in un modo ancestrale e prodigioso ci legano al reale, ingigantendo sogni ed illusioni.
Proprio in quell’ infantile e stupido dolore, quasi inappropriato, lascio che l’adolescente ferito ed instancabilmente sognatore vivo in ognuno di noi, abbia il coraggio di esplodere come una stella che vada contaminando nuovi mondi. Impensabili. Notifica di ogni pena, miele, fame e magica solitudine.
È tutto un incontro fra frequenze.
Tutto un tempestoso rinascere.